venerdì 8 settembre 2017

Dire Cazzate E Far Danni





E' da un po' di tempo che non mi occupo più della situazione del nostro paese. Di tanto in tanto questa crisi mi prende e non sono più capace di leggere i giornali, ascoltare i tg, vedere talk show politici. Mi succede perché vado in overdose di stronzate.
Poi, ovviamente, ritorno sui miei passi e compro un quotidiano.
Ecco.
A questo punto scopro che, a distanza di mesi, non è cambiato niente. È tutto come prima.
Allora mi dico: che cosa curiosa, il tempo passa ma è come se vivessimo in una sorta di bolla sospesa.
Il governo è ancora lì e continua a dire cazzate e a far danni.
L'opposizione è ancora lì e continua a dire cazzate e a far danni.
La chiesa è ancora lì e continua a dire cazzate e a far danni.
La televisione è ancora lì e continua a dire cazzate e a far danni.

Tutto è ancora lì. A dir cazzate e a far danni.

Come mai siamo un paese ridotto in questo modo?
Come ultimi Presidenti del Consiglio abbiamo avuto:
un egomaniaco psicotico;
un presunto professore (distruggi-aziende);
un Tecnico chiamato a sistemare i conti (che non ha sistemato, ma si è fatto lautamente pagare);
uno che ha mancato lo scranno ma voleva smacchiare i giaguari (e chissà che cazzo avrebbe combinato se avesse raggiunto lo scopo);
un bambolotto con il peso politico della mozzarella, ma la faccetta buona;
e infine il clone ringiovanito dell’egomaniaco psicotico di cui sopra, che si è auto-eliminato solo per tentare di tornare da “eletto dal popolo”.
Dell’ultimo in ordine di tempo, Gentiloni, non ha nemmeno senso parlare.

Ma perchè?
Io non voglio, come risposta, sapere che in altri paesi possono essere messi come noi, non me ne frega un cazzo. Io sono italiano e dell'Italia vorrei potermi occupare. Invece mi devo (pre)occupare.
E sono preoccupato. Molto.

Abbiamo ancora pregiudicati in parlamento. Debiti di stato superiori alle entrate. Organismi che non funzionano. Tasse inutili e applicate soprattutto alle fasce di reddito più deboli. Infrastrutture inesistenti. Organi che dovrebbero essere competenti che non sanno una cippa e non fanno niente e problemi da risolvere senza qualcuno che se ne occupi.
Abbiamo disoccupazione, crisi economica e Pil allo sbando e straparliamo ancora della Tav, del ponte sullo stretto e crisi energetica.
Abbiamo tutto questo da quanto, ormai? Trent’anni?

A tutto questo scenario da girone dantesco si è aggiunto il problema della migrazione incontrollata che sta danneggiando un tessuto sociale già pesantemente incrinato. E non mi si venga a dire che non è così, perché se è vero che l’immigrazione c’è sempre stata è anche vero che un flusso così alto non si era ancora visto e non si è fatto niente (Niente!) per regolarlo o, almeno, per dare un indirizzo preciso di diritti e doveri a chi è arrivato.


Siamo una terra fiorente, ma non sfruttiamo nulla. Siamo stati un popolo di inventori, scienziati e letterati ma abbiamo smesso di creare e sviluppare in modo efficace. Stiamo solo demolendo. Anche quando costruiamo.

A Ferrara, nella mia città, abbiamo investito soldi pubblici per rifare la pavimentazione stradale di Corso Martiri della Libertà e Piazza Trento e Trieste invece di sistemare tutte le altre strade di percorrenza, piene di buche e rappezzate alla buona.
Spendiamo vagonate di soldi per fare delle rotonde a ogni angolo e installiamo colonnine contapersone in piazza (a che cazzo servono?!) invece di pensare a dare una mano a chi ha bisogno, ad esempio non togliendo denaro alla Sanità Pubblica.

E a proposito di Sanità… Quell’assurdità dell’Ospedale di Cona ci è costato una cifra da capogiro e per cosa? Per avere meno posti letto di quanti ne avevamo prima col vecchio ospedale e meno personale (con aggravio sui tempi di attesa e di costi per prestazione).
E i servizi alla persona? Idem come sopra. Una volta (fino all’anno scorso) il servizio OSS (Operatori Socio Sanitari) era gratuito per le fasce di reddito più basse. Adesso lo devono pagare tutti! Pensionati con la minima compresi!

Abbiamo obbligato i commercianti del centro storico a vedere le proprie entrate dimezzarsi perché si è voluto sventrare le due piazze centrali in estate, cioè nel momento del flusso turistico maggiore, invece di pensare a salvaguardare le aziende. E molti di queste hanno chiuso i battenti.

Avevamo già i nostri bei problemi a gestire la criminalità nostrana e abbiamo importato quella di altri paesi. Gli abbiamo regalato una parte della città e adesso protestiamo perché non ci sentiamo più sicuri.


E Ferrara è solo lo specchio di una nazione che non sa cosa fare, che gira intorno a sé stessa ingrassando le tasche dei soliti noti, quasi tutti dai sessant'anni in su e che per il futuro ha previsto solo di avere una bella vecchiaia dorata mentre il resto della gente rimane in linea di galleggiamento. Quando riesce a stare a galla, naturalmente.

Allora, è questo il futuro?
Da decenni a questa parte non è cambiato niente, anzi, è peggiorata la situazione.

Ascolto i telegiornali e vedo e sento sempre le solite maledette cose.
E non me la prendo solo con la politica. Perché se i politici sono lì e la loro cricca con loro, è anche colpa mia. Colpa nostra.
Se non abbiamo più, da tempo immemore, un'opposizione forte e propositiva è anche colpa mia e colpa nostra.

Continuiamo ad ascoltare cazzate e vedere danni senza dire niente, senza protestare, senza fare nulla che non sia un lamento, diffuso, continuo e fastidioso, perché poi torniamo a comprare il vestito costoso, la play station, l'automobile, l’ultimo modello di smartphone e facciamo il mutuo.
Facciamo spallucce e "speriamo che me la cavo".

Una volta si facevano rivoluzioni. Si facevano occupazioni e proteste vere.
Una volta si rovesciavano i governi malgestiti e i tiranni.

Oggi invece no.
Continuiamo ad aspettare che un miracolo ci salvi attaccati alla frase "io da solo che posso fare?".
Mi ci metto anche io. Non sono diverso dagli altri.

In fondo, abbiamo tutti una gran paura e siamo mossi da alto egoismo.
Non solo abbiamo paura di perdere il lavoro, ma anche di non poter noleggiare l'ultimo dvd, di non poter andare in vacanza, di non poter fare l'aperitivo in centro, di non poter avere il tv lcd, di non essere cool o fashion o semplicemente di non essere dentro al gruppo che voterà chi vince il Grande Fratello.
O di non poter vedere il campionato di calcio allo stadio o in diretta tv.
E così, beliamo e beliamo e ogni tanto alziamo qualche timida protesta, ma niente di troppo impegnativo, sia mai che ci prendano sul serio, lassù, dove ci comandano.

Usiamo i social network per fare i leoni, per dire cose che non avremmo mai il coraggio di fare (non dite “io sì”, perché manca l’onere della prova) e, peggio di tutto, critichiamo a voce -bassa- Comuni e Governo, ma poi lisciamo il pelo al sindaco o a un assessore per convenienza.  

Siamo pecore? In parte sì. Abbiamo il cane pastore che ci dirige e siamo contenti così. Ma siamo anche degli ignobili voltagabbana e dei profittatori, perché per opportunismo, per il nostro piccolo e squallido orticello, ci inginocchiamo a strisciare e leccare scarpe.

E pare ci piaccia, purtroppo.

Vediamo gente che dice cazzate e fa danni e ci governa, ci opprime, ci seduce, ci sevizia, ci sorride e poi ci sodomizza.
Ma dolcemente, facendo sì che appaia qualcosa di diverso.
Ci facciamo vendere fumo e aspiriamo contenti come se fosse profumo inebriante.

Siamo circondato da gente che dice cazzate e continua a far danni, ma non vogliamo ascoltare.
Avremmo bisogno di leggi dure per combattere il crimine a tutti i livelli e rendere la società quello che non è più da tanto tempo: Civile. Avremmo bisogno di leggi per tutti, da applicare a tutti e sempre, e invece no, perché nel nostro piccolo noi vogliamo sempre uno spiraglio in cui sgattaiolare e aggirarla, la legge. E così facendo creiamo continui precedenti che serviranno anche per chi commette reati veri, brutali e tremendi.

Vogliamo la legge e l’ordine ma non vogliamo un’applicazione equa, a tutti, anche a noi. Vogliamo libertà e democrazia, ma non conosciamo né l’una, né l’altra e, soprattutto, non ce ne frega un cazzo, onestamente.

Perchè domani gioca l'Italia.
Perchè fra poco arriverà il Natale.
Perchè stasera andiamo a farci l’aperitivo in piazza.

E via così.
Senza che nulla muti.
Mai.


Complimenti. Ma solo a quelli che si oppongono realmente a tutta questa merda.
E sono così pochi che non val la pena di contarli.

Tutti gli altri…a dir cazzate e a far danni. Chissà, probabilmente anche io.


Saluti.


domenica 3 settembre 2017

Il Risveglio Vibrazionale (Riuscire A Spezzare Le Catene Di Questa Realtà)




La nostra realtà

In che tipo di realtà viviamo? Sembra una domanda trabocchetto, ma invece nasconde una riflessione che vale la pena affrontare.

La nostra è una realtà dominata dai cinque sensi, perché ogni azione, ogni reazione, ogni stimolo è vincolato ad essi. Ma è pur vero che gli stessi sono comandati dal nostro cervello. Possiamo dire che sono volontari i comportamenti legati a queste cinque percezioni? Non proprio.

Noi crediamo di avere il controllo, ma non è così, perché in buona parte reagiamo passivamente a stimolazioni meccaniche. Se qualcuno avesse la capacità di indurci a fare qualcosa, a reagire in modo condizionato, non avrebbe forse un enorme potere sulle nostre vite? Purtroppo, è esattamente quello che accade, perché la “schiavitù” che abbiamo nei confronti del mondo “sensoriale” è così alta da renderci facilmente manipolabili.

Quello che viene chiamato “Sistema” è un oscuro meccanismo che ci induce ad agire in modo irrazionale, ma che noi crediamo sia logico e perfettamente sensato. Non sto parlando di qualche misteriosa organizzazione mondiale, ma semplicemente di una logica evoluzione dei poteri economici, politici, sociali; in accordo o in disaccordo che siano, quelli che siedono nelle “stanze del potere” decidono delle nostre vite perché sanno, attraverso studi approfonditi sulla psicologia dell’individuo e delle masse, come possiamo essere pilotati.

Eppure, questo potrebbe cambiare.


Un altro livello di coscienza e di dimensione

Ci sono voluti secoli per arrivare a capire che il tempo è una dimensione del nostro universo fisico. Prima esso era considerato una percezione.

Noi sappiamo che la coscienza è un insieme di impulsi elettrici creati dal nostro cervello. Il pensiero è la spinta attraverso la quale siamo in grado di evolverci, ma in passato anche il pensiero e la coscienza avevano subìto lo stesso trattamento del tempo.

Oggi siamo in grado di affermare, seppur nei limiti di una conoscenza ancora ai primordi, che esistono vari stati di coscienza. La nostra mente è un mistero fittissimo che piano piano stiamo dipanando e ciò porta con sé possibilità che prima ci erano precluse.

Così come abbiamo scoperto che possono esistere più universi “fisici”, così possiamo affermare che ci sono più dimensioni per la nostra coscienza. La multidimensionalità potrebbe essere, in futuro, la vera dimensione in cui muovere le nostre esistenze e quindi far fluire in un unico amalgama, coeso e distinto, le essenze di ciò che siamo.

Come può essere possibile una simile transizione se quello che viviamo, oggi, è esattamente il contrario? È solamente un’ipotesi fantasiosa?


La gabbia sensoriale e lo stato vibrazionale

Ogni cosa nel nostro universo vibra a una data frequenza. Tutto quanto. Persino in quello che noi chiamiamo Stato di Quiete un corpo non è “fermo”, ma a livello subatomico è in continuo movimento. Ciò determina una oscillazione che, seppur impercettibile a livello cosciente, unisce tutto quello che esiste in un ininterrotto scambio di vibrazioni.

Purtroppo, la “schiavitù fisica” che abbiamo silenziosamente accettato ci impone di credere solamente a ciò che possiamo vedere, sentire, toccare, annusare, gustare, precludendoci la possibilità di fare quel salto evolutivo necessario per giungere a un nuovo e più ampio stato esistenziale.

Nel corso della Storia qualcosa si era già mosso affinché la conoscenza si ampliasse, arrivando fino a noi. Sciamanesimo e Nada Yoga sono un esempio di come le armoniche del corpo umano (vibrazioni) possono essere studiate mettendole in relazione con le onde tonali dell’universo in cui siamo immersi. Questo crea uno Stato Vibrazionale estremamente armonioso, tale da poter produrre un effetto di scambio.

Certo, cementati come siamo dal “qui e ora” e dal “vero e falso”, dolorosi e sciocchi assoluti, fatichiamo a credere che queste cose siano reali quanto il nostro lavoro, le bollette da pagare, la vita, la morte e tutto quel che sta nel mezzo. Il Sistema ha indotto in noi una ossessione terribile nei confronti del concetto “materiale” di esistenza e questo perché individui assecondati sono più facili da controllare. Essi producono. E la produzione è l’unica cosa che conta in un universo “a cinque sensi”.

Ma l’effetto di scambio di una comunità con coscienza “multidimensionale” porterebbe le cose a cambiare radicalmente. Una società di persone distinte, ma coese. Un insieme che agisce come un collettivo senza perdere l’individualità di ognuno. Possibile o solo utopia?


Coscienza e tecnologia, evoluzione a due velocità

Ci sono dei tipi di insetti, come le formiche, che ci forniscono un bell’esempio di comportamento eusociale. La loro cooperazione è alta e organizzata grazie al continuo scambio di informazioni tra gli individui del formicaio. In un certo senso anche gli esseri umani si comportano allo stesso modo, ma al contrario degli operosi imenotteri noi abbiamo l’individualità come propulsore primario e questo porta l’ego a essere un pericoloso ago della bilancia.

Come le formiche, noi adoperiamo ampiamente lo scambio di informazioni. Come detto, spesso il fine di questo gesto è per un puro interesse personale e troppo di rado per un beneficio della comunità in cui siamo inseriti. Eppure, è innegabile che l’essere umano sia un animale sociale e che dalla socialità tragga grandi vantaggi.

L’evoluzione tecnologica è quella che più di tutto ha giovato dello scambio informativo, però ha lasciato indietro lo sviluppo di una maggiore coscienza, sia individuale che collettiva.

Malgrado scienza e tecnica negli ultimi cento anni abbiano fatto un pazzesco balzo in avanti tutto quello che riguarda la parte spirituale e mentale è rimasta paurosamente indietro; siamo fondamentalmente ancora dei bruti, dei violenti, mossi da passioni fortemente materiali e, ancora una volta, schiavi di un mondo sensoriale che privilegiamo a scapito di tutto.


Il risveglio vibrazionale e la manipolazione della realtà

Nonostante il quadro generale sia piuttosto deludente, esistono quelle che potremmo chiamare “celle di risveglio interiore”. Qua e là, nel nostro mondo scosso e comandato dal Sistema, gruppi di persone hanno iniziato un percorso alternativo, creando luoghi di raccolta (spesso virtuali, grazie alla incredibile diffusione del web) dove si spiega perché non possiamo essere legati solamente a questa realtà e quale senso abbia un movimento di apertura verso stati di coscienza superiori.

A scanso di equivoci, non stiamo parlando di strane affiliazioni come Scientology o di movimenti pseudo religiosi, ma di qualcosa che ha come base la scienza.

Come abbiamo scritto, ogni cosa ha una sua vibrazione. Anche il nostro comportamento ha una sua lunghezza d’onda. E se a questo aggiungiamo una buona psicologia di base, quella comportamentale, si può comprendere quanto possa essere semplice un passo in avanti.

Per esempio, se un giorno ci svegliamo innervositi i nostri pensieri saranno quasi sicuramente negativi e vedremo tutto storto, anche le cose che il giorno prima non lo erano; saremo nervosi, influenzando negativamente anche chi ci sta attorno con il nostro comportamento.
Se invece ci svegliamo positivi tutto quello che prima era visto come negativo lo vedremo sotto un altro aspetto, cioè migliore, più armonico, influenzando le persone questa volta in maniera positiva.
In un certo senso possiamo dire che pensieri e atteggiamenti creano il mondo che percepiamo e che facciamo percepire.

C’è una legge, che si chiama Legge di Attrazione, che dice: “Ogni cosa attrae altre cose che hanno lo stesso tipo di vibrazione, per cui noi, attraverso la forza di attrazione, attiriamo nella nostra vita tutto ciò che ha la nostra stessa vibrazione.”

In una società impostata sull’impoverimento della nostra parte interiore a favore del materialismo, del possesso, della prevaricazione, del potere, non possiamo non notare che l’insorgenza di violenze e catastrofi (umane e sociali) è la logica conseguenza.


Unione per vincere la divisione

Osservando in modo distaccato la situazione del nostro mondo si potrebbe pensare che gli esseri umani siano regrediti invece di evolversi. Come se la parte dell’encefalo conosciuta come “rettiliana” avesse avuto il sopravvento sullo sviluppo delle altre due (il sistema limbico e la neocorteccia). Eppure, sappiamo bene che non è così. Di certo, un’importanza questa parte del nostro cervello deve averla nello sviluppo attuale della società, ma questo non ci deve indurre in un errore imperdonabile: credere che non si possa mutare lo stato delle cose.

Attraverso un costante cambiamento delle nostre abitudini, dei nostri atteggiamenti, vincendo quelle forzature imposte da una visione ristretta prevista dal Sistema noi possiamo arrivare a cambiare. Avere un comportamento positivo, attivo, propositivo ci può mettere all’interno di uno stato vibrazionale di apertura, permettendoci di modificare, gradualmente, anche chi, intorno a noi, tende ad avere un “movimento frequenziale” opposto. Quindi, piegare la Legge di Attrazione per coinvolgere e attrarre anche chi si sente respinto.

Potremmo, così, creare sempre più unità in un mondo che, per ora, appare sempre più diviso. Dovremmo farlo per noi e, soprattutto, per chi verrà dopo.



di Rolando Cimicchi e Sergio Tracchi