martedì 24 aprile 2018

L'Amore: L'Unica Cosa Che Conta




(Questo pezzo l'ho scritto il 13 febbraio 2016. Temo sia il caso di ripubblicarlo, perché l'argomento sta di nuovo infiammando la rete. Non ho la pretesa di riuscire a portare ordine nella questione, ma sento il dovere di provare a dare una scossa a menti che sembrano non voler considerare il quadro d'insieme.)


Quale famiglia?
Le presunte diversità e gli stereotipi.


Cosa rimane della nostra tanto sbandierata ricerca della felicità e della pace?
Cosa rimane, nel momento in cui tendiamo a distruggere invece di costruire?

Al tanto vituperato Festival di Sanremo (edizione 2016, ndr) è andata in scena la parata dei diritti per le unioni civili e tutti coloro che non sono d’accordo (e sono tanti) parlano di pressione del Partito Democratico affinché si spinga sull’argomento. Anche in televisione. Anche in eurovisione.
Una cosa abbastanza assurda, dal momento che le leggi si discutono ancora in Parlamento. Per ora, almeno.

È proprio la questione dei matrimoni tra persone del medesimo sesso a essere di per sé un assurdo. Nel senso che non è una questione. Si cerca di negare a due persone che si amano di convogliare a nozze. Scendono in piazza i cattolici, i conservatori, i cavalieri della “famiglia” e tutti a protestare che la “famiglia” è una e una sola.

Senza entrare nel merito di chi ha inventato il concetto di famiglia, la domanda da porre sarebbe: una legge di questo tipo cosa toglie alle coppie etero?
Ecco, esatto, non toglie nulla.

Qui non è in discussione il diritto di una coppia eterosessuale di formare una famiglia, ma permettere a coppie omosessuali (uomini o donne) di godere del diritto medesimo.
A tutti gli effetti, che problema c’è?

Sembra di tornare indietro a un tempo dove i matrimoni misti (persone eterosessuali ma di etnia/colore della pelle/provenienza diversa) erano uno scandalo.

Alla fine, la sostanza è sempre la stessa:
il problema delle presunte diversità.

Che cosa cambia se Giovanna e Alessandra o Marco e Francesco si sposano? Abbiamo due coppie di persone innamorate, che convogliano a nozze e vivranno la loro vita. Vivranno la loro vita, non quella degli altri. Gli altri continueranno a vivere come prima, senza ingerenze.
È una questione di morale? Quale morale? Di chi? Dov’è il problema se due uomini fanno l’amore o se due donne fanno l’amore? 

Se due persone si amano, si cercano, si vogliono, si desiderano, perché si deve vedere come una cosa che fa schifo?
Fa schifo a chi? Agli altri? Agli etero? 
Beh, ma questi si possono tranquillamente girare da un’altra parte e guardare altrove.


Si dice che l'omosessualità sia una cosa contro natura. 
E qui la vicenda assume toni grotteschi, perché ci sarebbe da chiedersi che cosa vuol dire “pro natura”.

Due individui consenzienti si guardano, si piacciono, ammiccano e poi si baciano. Se sono due donne o due uomini, immediatamente in parecchi storcono il naso. E' brutto!  
Sono malati, vanno curati, vanno…che cosa?
Messi nell’incapacità di nuocere? E a chi?
Di cosa stiamo parlando, realmente?

Stiamo parlando di stereotipi, ecco di cosa.
E vi faccio i classici esempi da bar:

Giulio è un uomo e si vanta di essere andato con un sacco di donne e fa pure le corna alla moglie.
Gli amici lo invidiano e lo guardano con rispetto (scopa un sacco!), mentre le donne lo guardano con una certa sufficienza anche se alcune, insomma, ci pensano (dicono che a letto sia proprio forte!).
Giulio è definito uno stallone;

Adriana è una donna che non ama le relazioni fisse. È adulta, piacente e va a letto con chi le pare, quando le pare. Uomini e donne la identificano con un solo aggettivo: puttana.

Questi sono gli esempi del giudizio malsano che la nostra società (di tutti, anche la vostra) pone addosso alle persone alla luce del sole, mentre all’ombra, nell’oscurità, dove non si parla e non si vede, ognuno ha fantasie proprie, segreti inconfessabili, desideri profondi; tutte cose che vengono represse per paura del giudizio di altri.

Gli altri, che si ergono a giudici e giurie della vita di persone come loro. Non meglio o peggio, esattamente come loro.
E allora, cosa succede se due persone dello stesso sesso si baciano e si mettono insieme? Che cosa cambia nella vita di tutti gli altri? Che cosa cambia a me, a te, a tutti quanti?



Noi non lo accettiamo, facciamo i moralisti, facciamo le campagne per la salvaguardia delle famiglie tradizionali, ma sono anche i mariti di queste famiglie che vanno a cercare la prostituta per strada.
Sono anche le donne di queste famiglie che vanno nei locali con le amiche (tutte sante madri e mogli) e che se vedono il bel fusto se lo farebbero seduta stante.

E allora, di cosa accidente stiamo parlando?
Già, si dice, stiamo parlando di istinti “naturali”.
Cioè, in una parola: cazzate.

Perché teoria vorrebbe che se sei sposato/a i tuoi istinti naturali li sfoghi con il tuo/la tua partner.
Ma dal momento che siamo umani e siamo imperfetti (tutti), cadiamo nel tranello.
Gli istinti naturali non hanno sesso, sono istinti e basta.

Quindi, liberiamo la testa dall’immondizia che ci hanno venduto finora, perché amore e attrazione non hanno vincoli di genere. Facciamocene una ragione e vivremo in un mondo già un pelino migliore.


I bambini.
Le adozioni, la cattiveria,
i crimini e l'indifferenza.

L’altra questione che sta infiammando le strade, le case, i giornali e quant’altro è quella delle adozioni di bambini da parte di coppie gay.
Praticamente, vista con gli occhi della gran parte della gente, un abominio.

Avete una vaga idea di quanti siano ogni anno i bambini presi in carico da Istituti? Tantissimi.
Abbandonati. Lasciati. Bambini perduti e invisibili.
Creature sfortunate, perché per i motivi più disparati sono stati messi da parte.

Una popolazione di cui non si parla quasi mai e che non ha la fortuna di avere una casa propria; nessuna persona che si occupi di loro e che loro possano identificare come mamma o come papà. Solo operatori e operatrici.

Possono essere adottati? Certo.
Le pratiche di adozione?
Un groviglio burocratico e costosissimo.
In due parole: se vuoi adottare un bambino ti viene chiesto “prima” se puoi mantenerlo, con una trafila di documentazioni senza fine.

Eppure, se una donna rimane incinta la stessa domanda non si pone. Non si cerca di capire se la donna o la coppia possano permettersi un figlio (un bambino non è un soprammobile, ha bisogno di cure e di cose ogni giorno).

Dicono che sia diverso avere un figlio biologico da adottarne uno; nel secondo caso si fa tutta questa lungaggine per la salvaguardia dei bambini.

Ah sì? E chi salva tutti gli altri? Chi salva quelli “biologici”?

Come regoliamo la questione se i bambini abbandonati, rifiutati, lasciati, maltrattati, male educati, ignorati, picchiati, seviziati e gettati nei cassonetti vengono dalle sante coppie (sposate, non sposate, accompagnate, mamme single, “cazzo, è stato un errore!”) eterosessuali?

Sto forse dicendo che le coppie gay sarebbero una soluzione migliore?
Ma certo che no! Sto dicendo che vorrei salvare tutti i bambini e poter dare loro una famiglia.
Quindi, sono aperto a qualsiasi soluzione, non infilo la testa sotto la sabbia.

Due persone che li amino e li coccolino e li facciano crescere, che non gli facciano mancare nulla, che li educhino a diventare brave persone a loro volta.

E se sono due papà o due mamme che cosa importa?
A chi deve importare? A Dio? E dov’è Dio quando questi bambini patiscono l’inferno sulla Terra?
Vorrei sapere dai bravi cattolici dov’è Dio quando creature assolutamente innocenti sono al centro di trattamenti tanto disumani. Non solo nel resto del mondo, anche nella civilissima Italia.

Si fa presto a riempirsi la bocca con “la parola di Dio” o a dire che la Bibbia vede la famiglia come l’unione di un uomo e una donna “davanti a Dio”.



Ma i crimini commessi contro l’infanzia, e non parlo solo di pedofilia che di per sé è qualcosa di allucinante, hanno come protagonisti negativi uomini e donne: non si fanno distinzioni di singolo orientamento sessuale quando si parla di questi crimini, ma di crimini e basta

E sapete tutti quanti (TUTTI) che la sovrabbondanza dei denunciati e incriminati per queste cose orrende erano insospettabili “persone per bene”. 

Un altro passaggio importante (sempre 2016, ndr), per non dire che non ne parliamo: la questione in discussione in Parlamento sulla stepchild adoption, cioè la possibilità di adozione del figlio del proprio o della propria partner.
Con le adozioni vere e proprie non c’entra nulla!
Smettiamola di accorpare argomenti solo per creare un casus belli.

E quella roba dell’utero in affitto? È stato solo uno spauracchio buttato dentro per far rumore. Mi espongo ancora e dico: io non sono assolutamente d’accordo con questa cosa.
Mi sta bene l’inseminazione artificiale, mi sta bene la “banca del seme”, mi stanno bene molte pratiche, ma quella di “affittare” una madre per poi portarle via il figlio appena partorito, no.
Spero di essere stato chiaro su questo punto.

Ma io vado oltre e torno alle adozioni di bambini senza famiglia.

L’amore da dare a una creatura che rischia di crescere sola e in un istituto, non è bellissimo?
Non sarebbe meraviglioso se tutte le coppie, senza specificazioni di genere, svuotassero quegli istituti e portassero in una casa vera quei bambini per farli crescere in mezzo all’amore e alla gioia?

Con i dovuti controlli? Ma certo!

Ma ditemi, voi che siete tra quelli che la fanno tanto lunga, chi controlla le “famiglie tradizionali”? Chi fa dei veri controlli per vedere lo stato in cui versano i minori in tutte le famiglie vere, come vi piace chiamarle?

Certo che è una questione delicata.
L’adozione lo è sempre, ma dovrebbe esserlo a prescindere, non dal sesso dei potenziali genitori.
Queste sono, ancora una volta, cazzate.

E intanto che ci accartocciamo sull’argomento ci sono migliaia di bambini che soffrono, che sono soli, che non vedranno mai una famiglia tutta per loro.
Mentre ci sono uomini e donne meravigliosi che potrebbero dare non solo un futuro, ma soprattutto una speranza a chi adesso speranze non ne ha.


Si spendono milioni di parole per definire la famiglia, ma la famiglia è fatta di amore e purtroppo la tanto sbandierata “famiglia tradizionale”, quella del Family Day per capirci, è la sola, per ora, responsabile di tutta una serie di veri abomini, di disastri, di storie raccapriccianti dove chi ne ha fatto le spese sono sempre e solo loro: i bambini.

C’è un però, in tutto questo.
Un ulteriore problema posto più o meno da tutti, anche da esponenti del mondo gay (mondo gay… sembra di parlare di un altro pianeta… roba da medioevo, davvero): come risponderanno i bambini adottati da due papà o due mamme?

Come sarà la loro crescita in una società che tende a mettere all’indice l’omosessualità come se fosse un virus?

Il timore che vengano traumatizzati da tutta una serie di vessazioni e ingiurie contro la loro famiglia è alto e questo porta a pensare che, non solo la società non sia pronta per un simile passo, ma che addirittura si sforzi (la società, cioè noi) di essere peggio di quanto già non sia.
Ha senso? Anzi, dov’è il senso in tutto questo?

Si preferisce lasciare i bambini da soli, dentro a strutture che, per quanto amorevoli, non sono case vere, non sono focolai domestici, non sono famiglie.
Sono e rimangono dei ripieghi (per fortuna che esistono!) che dovrebbero fare da ponte a una nuova vita per questi piccoli.

 Bene, adesso facciamo un esperimento.

 «Immaginate un bimbo. Lo chiamiamo Marco.
Ha pochi mesi e lo hanno abbandonato.
Non chiediamoci perché, lo hanno abbandonato e basta.
Marco viene accolto in un istituto dove persone buone si occupano di lui e lo mettono nelle condizioni di stare al caldo, di mangiare, di dormire in un lettino suo.
Cresce per alcuni anni dentro a questo istituto e tra le tante coppie che ne chiedono adozione ce ne sono alcune formate da due potenziali papà e due potenziali mamme.

Immaginiamo che per lunghe questioni burocratiche le coppie etero che ne hanno fatto richiesta non rispondano ai requisiti richiesti, invece le coppie dello stesso sesso, sì.

Senza una legge che approvi l’adozione per queste coppie, Marco dovrà continuare a vivere nell’istituto (o peggio, passare da una famiglia “temporanea” all’altra – esiste anche questo) crescendo senza una famiglia sua.
Senza due volti da identificare come “la sua famiglia”. Senza l’amore che queste coppie potrebbero dargli.»


E adesso, chi ne ha, guardi i propri figli e li immagini dentro a questi istituti.


In conclusione:


Smettiamo di essere così rigidi e ottusi e iniziamo a fare davvero gli “esseri umani”.
I diritti sono di tutti. I doveri sono di tutti. Non puoi incasellare l’amore, perché l’amore è un sentimento “umano” e appartiene solo a noi.

Abbiamo fatto danni incalcolabili fino adesso, distruggendo vite e togliendo speranze.
Proviamo a essere tolleranti, smettiamo di essere cattivi, tentiamo di dare speranza e futuro.

Solo l’amore ci potrà salvare.
L’amore e basta. 
Non di chi verso chi.


E smettiamola con questa storia del “contro natura”.
Contro natura è quello che facciamo ogni giorno a questo pianeta e a noi che lo abitiamo.

Due persone hanno il diritto di amarsi e di creare il loro nucleo, se lo vogliono, a prescindere dal sesso di entrambi, dal "genere" e da tutte le altre stronzate.
Etero e non-etero, non cambia niente: sono persone e basta!

E i bambini... 
Beh, ricordatevi che i bambini hanno solo diritti, non doveri.
E hanno bisogno di amore.
Di nient’altro che amore.
E non è vero che di amore non ce n’è.

Per accorgersene basta smettere di essere tanto disumani da voler guardare da dove viene.


Buona vita.



Rolando Cimicchi




Postilla: a proposito di Dio.
Io non sono credente, non sono nemmeno ateo. Non lo so e basta e forse, un giorno, avrò la risposta.
Rispetto chi crede, chi non crede e pure tutti quelli nel mezzo, come me.
Ma se Dio esiste non posso pensare che, di fronte all'amore, si faccia pippe di genere, provenienza, colore o quant'altro. Se così fosse, allora avrebbe ragione un signore che un giorno disse: abbiamo creato noi Dio, per potercene servire come e quando ci fa comodo. E a me piace pensare che non sia così, che Lui sia migliore di noi.



lunedì 23 aprile 2018

Cronache Dall'Assurdo: La Movida Ferrarese




Salve a tutti, ferraresi (di nascita e non, giovani, meno giovani e tutto il resto).

Questo articoletto potrebbe non piacervi, scuotendo il vostro delicato equilibrio e mandandovi letteralmente fuori dai gangheri. Quindi, molto educatamente, mi premuro di avvertirvi: se proseguite, poi non lamentatevi.



Ferrara è stata definita, in tempi recenti, una cloaca.
Io, da ferrarese, quando ho sentito ‘sta cosa mi sono indignato.
Ma come cloaca? Solo cloaca?!

Bravi, avete capito l’antifona.

Nel proseguo mi limiterò a evidenziare lo stato del centro storico.
In un altro articolo passerò in rassegna anche il resto.


La Movida ferrarese e il suo delicato impatto



Ferrara è riconosciuta come una delle città più belle d’Italia. Non è diventata patrimonio dell’Unesco solo per i palazzi, i musei, i parchi e la sua vivibilità (e su questo ce ne sarebbe da dire…magari in un altro articolo), ma anche per la Storia che permea tutta quanta la zona dentro le Mura e, soprattutto, proprio per il suo centro storico.

Orbene…
Malgrado si sia tentato di fare qualcosa, pur senza esagerare, non sia mai!, il centro storico ferrarese (in primis Piazza Municipale, Corso Martiri della Libertà e Piazza Trento e Trieste) è da anni sotto la scure del disastro ambientale quasi ogni sera.

In particolare, le serate dedicate alla appassionante Movida che sposta tonnellate di carne umana al pascolo, in un tripudio di colori, chiacchiericcio, allegria, bevute a go-go e schiamazzi più o meno triviali e alle volte pure divertenti (ma sì, dai…).

Disastro ambientale vi sembra esagerato?
Avete una vaga idea dei quintali di rifiuti che vengono lasciati ogni settimana sul selciato delle zone summenzionate? Avete una vaga idea di cosa significa per la città subire continuamente questo abuso? Vi siete mai chiesti se ha un senso ridurre a un cesso a cielo aperto il centro-città solo perché ci si deve divertire?


Ecco, bravi, provate a farvi qualche domandina, di tanto in tanto.
Perché è facile spararla nel mucchio facendosi paladini dell’italianità quando sono proprio gli italiani (giovani e meno giovani) la maggior parte di quelli che alla sera tolgono decenza e rispetto al centro della città. (Non ce ne sarebbe bisogno, sapete? Abbiamo anche tanto altro che ci toglie il sonno).

Bottiglie abbandonate ovunque. Cartacce e cartine. Sacchetti, coppette di gelato, bicchieri di plastica. Ma non finisce qui! No, certo che no! Il bello arriva quando vedi chiazze di vomito, pisciate sui muri e sui portoni!
Dite di no? Non è così? O state dicendo «Non sono stato io!»?

Ora, dopo un bel respiro, sarebbe ora di chiedersi seriamente un paio di cose.

Perché va bene tutto e io sono il primo che dice che ci si deve divertire e ci mancherebbe altro: la vita è già abbastanza difficile senza che ci si debba togliere il diritto allo svago, ma siamo sicuri che non si possa fare senza comportarsi nel peggiore e incivile dei modi?
Siamo sicuri che sia obbligatorio ridurre a un letamaio il centro di una città solo per far festa? Perché, credetemi, i termini “cesso” e “cloaca” proprio non rendono l’idea.

Una città (e Ferrara non è la sola: chiedere a Pisa, Pavia e Bologna per chiarimenti, tanto per citarne alcune) non può e non deve essere prigioniera di mandrie di persone animate solo dal desiderio di far bisboccia, in barba alle più basilari norme di educazione, rispetto e decoro.


Non è possibile e mi rifiuto di credere che ognuno di quei pagliacci arroganti e presuntuosi che sporcano, gettano, pisciano e vomitano si comportino allo stesso modo dentro alle mura di casa loro.

E quindi, è ovvio, sorge una domanda: perché succede?


Quel che è andato perduto



Ferrara non è sempre stata così.

Nel lontano 1995 (lontano, sì, ma non un secolo fa) anch’io mi trovavo in piazza con la banda di amici. Si andava a bere qualcosa, ci si divertiva, si schiamazzava e nelle serate tiepide di primavera e calde d’estate ci si sedeva in giro: sul listone, sotto la Galleria Matteotti, sul sagrato della Cattedrale.

La Movida, all’epoca, non c’era ancora, ma c’eravamo noi e molti altri. Eravamo ragazzi come quelli di oggi? Certo, ma un piccolo senso di decoro e educazione, se non di timore per paura che arrivasse una Volante dei Carabinieri (e in un paio di occasioni è successo…), ci portava a non esasperare troppo i tipici comportamenti della gioventù.

Io avevo 27 anni all’epoca, quindi non proprio un ragazzino, ma sia noi che quelli più giovani eravamo molto meno “assatanati” di quelli di oggi.

In 23 anni che cos’è successo? Come siamo arrivati a tutto questo? L’educazione e il rispetto che fine hanno fatto? E, soprattutto, di chi è la colpa?

Anno dopo anno le cose sono cambiate. I concetti di una tranquilla e decorosa convivenza sono finiti al macero. L’educazione dei più giovani è deragliata e quella dei più grandi si è vaporizzata.


Si vive l’uscita in centro, in piazza, per la bevuta o per altro, come il momento per scatenare gli istinti peggiori, sfanculando i precetti dei genitori o, peggio, sfanculando sé stessi in quanto genitori!
Un bel chissenefrega in faccia alla società (presunta) civile in cui si è immersi. Un bel vaffanculo a regole e doveri: mi devo divertire e lo voglio fare come mi pare!

Vi sembra troppo? Eppure, è questo che emerge da quelli che sono tutto fuorché casi isolati. Questa è roba di tutte le settimane, cari miei. Che vi piaccia oppure no.


Quelli che si indignano e quelli che…

Non è la prima volta che la Movida ferrarese sale agli onori della cronaca locale. Era già successo tempo addietro e ri-succede in questi giorni, dopo che stampa cartacea e multimediale si sono messe in moto per condannare lo sfacelo in cui è stato lasciato lo scalone di Piazza Municipale (sì, quello che porta alla sede dell’Amministrazione Comunale) in una sera “di bisboccia alla grande, baby!”.

(Foto scattata da Nicola Lodi)

Si sono mossi in molti. Giornalisti, come detto, ma anche privati cittadini ed esponenti politici non proprio in linea con il Sindaco e la sua giunta.
Uno su tutti va citato, almeno per amor di verità. Nicola Lodi, Segretario della Lega Nord a Ferrara.

Lodi non è nuovo a segnalazioni di questo tipo e anche se possono non piacere i modi in cui porta avanti le sue battaglie, questa volta è giusto apprezzare il suo genuino interesse per un decoro che ormai è praticamente scomparso.

Lodi si indigna e si muove, la stampa si indigna e si muove, diversi cittadini fanno lo stesso, ma quello che non è comprensibile è che cosa stia aspettando l’Amministrazione della città per fare (o almeno tentare di fare) qualcosa.

(Foto scattata da Nicola Lodi)

Va bene, d’accordo, ben vengano manifestazioni culturali, musicali, festival e quant’altro per alzare l’importanza di Ferrara, ma se non si cerca anche di far capire ai cittadini (tutti, specialmente gli avventori delle seratissime) che il comportamento civile è un dovere anche e soprattutto verso sé stessi, a che cosa serve?

Non ci sono provvedimenti da prendere?
Le palate di controlli della Polizia Municipale e di Stato devono essere sempre e solo ad appannaggio degli automobilisti?
Non si possono fare controlli e commisurare multe anche a chi insozza e degrada il centro storico?
E badate bene, io intendo multe salatissime!
Ce lo abbiamo il personale per fare una cosa come questa?
Se non esistono provvedimenti ad hoc, non possiamo crearli per il bene di questa città?

Non posso credere che al Sindaco stia bene vedere Ferrara ridotta a una latrina un giorno sì e l’altro no… Se così fosse, non vorrei vedere come vive in casa sua.


Conclusione e una martellata



Se e quando ci si deciderà a mettere un freno al vilipendio in atto, non è dato saperlo.
La strada è sicuramente in salita, anche se una dura presa di posizione da parte degli organi politici potrebbe, forse, smuovere qualche coscienza.

E qui, come diceva mia nonna, casca l’asino.

Voi che andate in giro per il centro alla sera a sbevazzare, ciarlare, gridare, farvi i selfie e poi mollate i rifiuti in giro, ovunque e comunque, e sputate, vomitate e pisciate dappertutto…un minimo di vergogna per essere voi stessi degli inqualificabili, deprecabili letamai, non la provate? Mai, in nessun momento?

Non vi date la nausea vedendo come riducete una città che, santo cielo!, è anche vostra?
Dove avete lasciato la coscienza? Soprattutto, ce l’avete una coscienza o siete solo dei pupazzi rimbambiti, ignoranti e con la segatura nel cervello?
Non vi fate schifo da soli?

Perché, sapete, a me e a molta altra gente a cui sta a cuore Ferrara voi fate tanto schifo. Di più: siete una vergogna. Siete una vergogna per il passato, il presente e il futuro di questa città (che di problemi, dovreste saperlo, ne ha già anche troppi).

Provate ad azionare il cervello (se c'è e ancora funziona) e fatevelo un esame di coscienza.
Che siamo già fuori tempo massimo.



Rolando Cimicchi


























domenica 22 aprile 2018

La Responsabilità Dell'Indifferenza




Esistono responsabilità oggettive e responsabilità morali.

Noi, come abitanti del mondo occidentale (e intendo la gente, non chi comanda), non abbiamo responsabilità oggettive su ciò che accade nel resto del globo, ma quelle morali sì. O almeno, dovremmo provarne.

Gli ultimi anni ci hanno consegnato un panorama devastante in cui vivere e, nonostante tutto, siamo andati avanti e non ci siamo piegati. Dalla nostra parte abbiamo una Società che, per quanto discutibile, riesce ancora a proteggerci. Magari non del tutto, magari non quanto vorremmo, ma in buona sostanza fa la sua parte.

Altrove, a volte non troppo lontano e a volte moltissimo, accade di tutto: stragi, attentati, massacri, bombardamenti, guerre civili.

Quando alcune di queste cose accadono nel nostro mondo riusciamo a scatenarci in una indignazione frenetica, nella condanna senza appello e senza indulgenza, in un cordoglio enorme, ma quando il disastro colpisce altrove…spesso c’è il silenzio.
Una notizia qui, un accenno là e tanta, tantissima indifferenza.

È vero, noi abbiamo tanti problemi. E, come accade sempre all’essere umano, il proprio orticello è sempre più importante di quello degli altri. Vicini o meno che siano.

Ma quando osserviamo bene le nostre problematiche, scendendo in una analisi profonda e metodica, non possiamo non renderci conto che ciò che viviamo noi, qui, nei nostri Paesi, per quanto difficile è sicuramente un Paradiso confrontato con ciò che avviene altrove.

Basterebbe citare due nazioni e scorrere le notizie a esse correlate per capirlo: Siria e Afghanistan.

Ogni settimana, a volte persino ogni giorno, si leggono e si ascoltano rapporti relativi a morti, devastazioni, violenze di ogni tipo e genere.
Eppure, nonostante qualcuno provi a tenere alta l’attenzione, la cosa che più di ogni altra fa capolino in noi è l’indifferenza.

Lo capisco, certo, ma non lo condivido. Perché un pizzico di responsabilità morale per tutta questa noncuranza dovremmo provarla, di tanto in tanto. Dovremmo sentire almeno un po’ di dolore per tanta, tantissima gente, che si trova in quelle situazioni.

Ovvio, ciò non porterebbe alcun beneficio fisico a nessuno, ma potrebbe risvegliare le nostre coscienze costantemente immerse in un torpore innaturale, che finisce per inaridirci oltre il consentito. E, magari, portarci a riflettere a come ci sentiremmo, noi, in situazioni analoghe.

Ci sentiremmo dimenticati.

Alla frase «Ma loro farebbero lo stesso per noi?» rispondo prontamente: è importante?
Questa non è una gara e non si vince niente.

L’unica vittoria sarebbe quella di diventare migliori di quello che siamo: un po’ alla volta, anche uno solo alla volta. Sarebbe l’inizio di qualcosa di meglio.

Perché i morti ammazzati non hanno una bandiera, un colore politico, una religione. Sono morti ammazzati e basta.
I nostri, e anche i loro.

Oggi, a Kabul, sono morte circa 34 persone in un attentato.
Persone, non afghani.


Buona domenica.

martedì 17 aprile 2018

Le Baby Gang: I Perchè Di Questo Sottomondo




Il caso della banda del “sotto Mac” tiene banco e occupa diverse pagine delle testate giornalistiche della città. Da quando è iniziata, questa storia ha portato in superficie un sottomondo che da anni è in continua crescita.

Subito sorge una domanda automatica: cosa sta succedendo alla gioventù di oggi?
La risposta è curiosa e anche piuttosto amara: niente che non fosse prevedibile.


Passo a spiegare. (Il mio punto di vista, beninteso).

In una società immersa in un clima di continui conflitti, non era assolutamente pensabile che crescessero generazioni di giovani equilibrati ed educati.
Certo, non sono tutti così i ragazzi, ma il fatto stesso che esista un problema di portata superiore a un caso isolato dovrebbe indurre almeno a un paio di riflessioni.

Innanzitutto, va chiarito che ciò che sta accadendo non è ad appannaggio del XXI secolo. Già trent’anni fa, quando ero adolescente io, gruppetti di piccoli arrogantucoli erano presenti e anche parecchio fastidiosi.

Ma c’era più controllo?
E c’era maggiore educazione?
In senso generale, sì, ma scendendo nel particolare, no.

Negli ultimi trent’anni c’è stata semplicemente una escalation continua nel distaccamento dalle norme civili di comportamento e se un tempo si parlava di maleducazione, oggi il tutto si è trasformato in qualcosa che non è possibile definire con una parola sola.

È una deriva sociale incontrollata, ma le cause possono essere analizzate facilmente.

Diamo un’occhiata, quindi.


La famiglia.

È il primo bacino in cui si assorbono valori etici e comportamentali, e dove si possono cominciare a correggere le storture provenienti dall’esterno.
Il “mestiere” del genitore non è definito difficilissimo a caso, proprio perché si deve (o almeno si dovrebbe) crescere al meglio la prole che si lascerà poi libera per il mondo.

I figli, soprattutto nell’infanzia, sono degli straordinari recettori imitativi. Se avremo buoni e sani comportamenti è possibile pensare che essi ne trarranno buoni insegnamenti. Quindi, ovvio a dirsi, se saremo negativi la probabilità di far passare come giusti comportamenti sbagliati è piuttosto alta.

Anche il lassismo, però, è pericoloso: lasciar correre o soprassedere perché “sono bambini” non è corretto. Serve equilibrio e serve disciplina.

Sì e No sono parole importanti e altrettanto sono le spiegazioni ad esse associate.


La scuola.

È un altro, grande “macrosistema” dove viene formata la prole. La scuola non consta solo di nozioni da imparare e di strutture su cui costruire la propria cultura, ma anche una palestra dove si insegnano e si conducono lezioni di comportamento.

Il rispetto, ad esempio, dovrebbe nascere e svilupparsi proprio tra i banchi, attraverso l’influenza correttiva ed educativa degli insegnanti. Rispetto non solo verso l’autorità, ma anche verso sé stessi e verso i compagni.

La scuola dovrebbe essere inflessibile, sì, ma anche duttile. Purtroppo, anche questo mestiere (questa volta una vera Professione) non è per niente facile, anzi. Perché formare e educare giovani menti è un percorso periglioso; non esistono soggetti uguali e, come tali, risulta complesso adattare un sistema a gruppi tanto eterogenei. Ma si è fatto, e bene, e si può continuare a fare e a migliorare.


Lo sport.

L’attività sportiva, a mio avviso, è fondamentale. Sia per i valori che può donare, sia per i risultati che può ottenere.
Ogni sport, da quello individuale a quello di squadra, contiene elementi per comprendere come è necessario comportarsi anche oltre lo sport: nella vita.

Gli educatori sportivi sono essenziali in questo, perché quando metti insieme gruppi di bambini/ragazzi è necessario riuscire a essere tanto giusti e equilibrati quanto inflessibili e didattici. Le regole sono importanti e il rispetto delle stesse (come nella scuola) sono cardini fondamentali per la crescita individuale e nella collettività.


La società: i media e il mondo “di fuori”.

Non è la prima volta che mi scaglio pesantemente contro la Società e in più di una occasione sono stato avversato e additato come disfattista.

In un mondo iperconnesso, dove i ragazzi si immergono sin da piccoli (un tempo si indicava la televisione come diseducativa), è facile osservare cosa e come possa influenzare le loro menti in modo distorto.

Oggi lasciamo che i ragazzi si interfaccino continuamente con qualcosa su cui, non solo non hanno controllo, ma nemmeno discernimento; per loro è come un gioco, il più delle volte, ma l’influenza nefasta di notizie, immagini e video sulla loro crescita è sotto gli occhi di tutti. Non lo scopro io.

C’è troppo poco filtro e questo, alla lunga, può portare un prezzo da pagare.

Altresì, quello che ho indicato come “mondo di fuori” sta diventando sempre più fonte di pessimi esempi (certo, ci sono anche quelli buoni, ma ci stiamo concentrando su altro).

La realtà che i bambini e i ragazzi vedono e osservano non può non influenzarli e ciò è il prodotto che noi, gli adulti, mettiamo costantemente sotto il loro naso.

Dalle invettive virulente per un parcheggio “scippato” alle proteste incivili contro un colore politico; dalla presa in giro, sottovoce, nei confronti della persona sovrappeso allo scherno pubblico per un altro orientamento sessuale.

Esempi, solo questo, ma funzionali a comprendere quanta responsabilità ci sia, tra gli adulti, per come e in che modo crescono e vengono interpretati dai giovanissimi i segnali che arrivano loro.


I macrosistemi allo sbando.

Quando si leggono notizie di genitori che inveiscono contro un insegnante perché il pargolo ha preso un brutto voto ci si accorge che qualcosa, in questi anni, è andato storto.

Quando si leggono notizie di insegnanti brutalizzati, derisi o minacciati dagli alunni, è facile comprendere che c’è più di un semplice “qualcosa” che non torna.

Quando si vedono coppie starsene in giro fino a tarda notte per bevute e bevutine con il figliolo appresso, se non addirittura caduto nel sonno sul passeggino, si comprende che il nostro sistema è entrato in stallo.

Quando genitori, dagli spalti del campetto dove giocano i loro figli, urlano cose come “spaccalo”, “rompilo”, “ammazzalo”, nei confronti dell’avversario, è ovvio che proprio non ci siamo.

Se famiglia, scuola e sport entrano in un simile girone distorto dove valori, etica e comportamento civile vengono buttati al macero che cosa volete che nasca da tutto questo? Perfetti esempi per il futuro?


Ritorno e chiusura.

Tornando a bomba all’inizio…

La banda del Mac, le baby gang, i gruppetti di bulli che fanno il bello e il cattivo tempo tra strada e scuola non sono altro che i figli del nostro tempo.
Li abbiamo formati noi così e solo noi possiamo iniziare un processo inverso per tentare di recuperare quello che, è evidente, è andato perso.

Purtroppo, come adulti, non abbiamo così tanti buoni esempi da portare. Tra politica corrotta, economia truffaldina, sport inquinato c’è poco da stare allegri. Però, insomma, qualche cosa di buono c’è e non va ignorato, anzi, va esaltato, lucidato e messo bene in vista.

La mia nonna diceva: se tutti si buttano nel pozzo, ti ci butti anche tu?
Certo che no e la nonna ne sapeva a pacchi.

Concludendo, a voi che avete figli e li state crescendo: non lasciateli soli ad affrontare qualcosa che non possono comprendere. La crescita ha bisogno di una guida e se voi stessi non siete in grado di essere equilibrati, certo loro non possono sopperire a queste mancanze.

Odio, inciviltà, maleducazione, cattiveria sono pessimi concimi per avere piante dritte e svettanti verso il futuro.

Servono leggi, certo, per arginare, stigmatizzare e punire, ma soprattutto c’è bisogno di intelligenza e lungimiranza. Con i figli e per i figli che avranno un giorno.





 Rolando Cimicchi




lunedì 16 aprile 2018

La Siberiana E' morta - Vergognoso epilogo di un'oasi



C’era una volta, a Ferrara, una piccola oasi di tranquillità e prelibatezze. Un piccolo chiosco che, dalla primavera al primo autunno, ospitava gente di tutte le zone della città.

Circondato da alte siepi e immerso nel contesto dei giardini delle mura storiche di viale IV Novembre, questo posto accogliente ha visto avvicendarsi ai suoi tavoli intere generazioni di ferraresi. Tutti, ma proprio tutti, gli abitanti della città estense lo conoscevano, ne parlavano, almeno una volta c’erano stati.

Oggi questo luogo non esiste più.
La Siberiana è scomparsa. È morta.

Le coppe di gelato, le granatine siciliane e tutte quelle cose piacevoli che tutti ricordiamo e che nella stagione calda ci coccolavano, sono state spazzate via da una legge assurda, da politici ciechi e sordi, da istituzioni refrattarie a qualsiasi tipo di confronto e dialogo.

Chi ha permesso che La Siberiana venisse cancellata per sempre? Paradossalmente non è importante, perché lo è di più chi invece non ha mosso un dito per salvare un piccolo angolo di quiete in una zona della città martoriata da decenni.

La zona Gad (il Quartiere Giardino) è stato messo su un piano inclinato e lasciato rotolare verso il basso senza che nessuno si sia mai, mai, veramente impegnato per fermarne il degrado.

Il chiosco dei coniugi Malacarne poteva fare qualcosa contro questo assurdo scivolamento verso il nulla? Certo che no e affermare il contrario sarebbe semplicemente ridicolo, ma aveva un suo ruolo sociale, oltre che storico, e questo non può essere confutato.

Sociale, perché era un faro in mezzo a una oscurità continua e galoppante; storico, perché, come pochi altri esercizi della città, era davvero un condensato di storia per tutti.

La Siberiana era l’amico che sapevi di poter sempre ritrovare, che comunque andassero le cose non avrebbe mancato all’appuntamento, che ti avrebbe tenuto le porte aperte.

Eppure, a leggere queste righe potrebbe passare il messaggio che la legge si deve aggirare, se va a vantaggio di qualcuno (o qualcosa) a cui si tiene. Assolutamente no.
Credo si tratti solo di buon senso.

Certo, La Siberiana sorgeva “su area che non ammette edificazioni di sorta perché tutelata quale zona di rispetto delle mura ma allora la domanda rimane sempre la stessa: di quale rispetto si parla se da ora in poi le mura di IV Novembre saranno completamente alla mercé di nugoli di microcriminalità, prostituzione e altre brillanti e utili attività che hanno già mani ovunque?

A Ferrara non ce n’era già a sufficienza di pattume senza che si sentisse il bisogno di spegnere l’ultima luce positiva?

E non mi si venga a parlare degli interventi di riqualificazione, perché temo che si sia fuori tempo massimo. E, soprattutto, non si punti il dito sempre e solo sull’immigrazione, perché il degrado di questa parte di città è cominciato molto prima dell’esplosione migratoria degli ultimi anni.

Certo è, e rimane un dato di fatto, che malgrado tutto La Siberiana faceva il suo bel lavoro, con le sue luci, la musica, la moltitudine di gente che andava e veniva fino a tarda sera per gustarsi un gelato e rigenerarsi nella calura stiva. Gente che non creava frastuono, non dava il via a risse, non si ritrovava per spacciare. Gente normale.

E quindi? Dove e come mancava di rispetto alle mura storiche tutto questo?

In che modo il chiosco contravveniva alle leggi ferree di buongusto mentre per tutto il resto dell’immondizia che abbiamo (e parlo di persone) pare che queste leggi non siano poi così fermamente applicate?

Mi scuso, ovvio, con i tutori dell’ordine, ma io non ce l’ho con loro.
Ce l’ho con chi legifera e con chi non muove un dito.

Quello che mi fa ribollire il sangue è che, ammesso che avessero il potere di fare legalmente qualcosa, il Sindaco e la sua ciurma avevano l’obbligo morale e civile per opporsi a questo scempio. Dovevano farsi sentire, anzi, dovevano urlare il loro dissenso.

Soprattutto il Sindaco, cittadino da cui ti aspetti non solo che amministri secondo la legge, ma anche secondo coscienza, come un padre di famiglia.
E se poi fosse comunque andata così, pazienza, ma almeno avremmo potuto dire, orgogliosamente: che Sindaco che abbiamo, cazzo! Scende in strada con noi!

Invece, diciamo: ma che Sindaco abbiamo?

Ma sapete, strumentalizzare è un’arte e anche in una situazione dolorosa come questa è un attimo permettere a qualcuno di cavalcare l’onda di disapprovazione a favore di un altro colore politico.

No no no, e no. Io sto dicendo che è stata fatta morire un’entità che aveva qualcosa di diverso dalle altre della città, con tutto il rispetto, sia ben chiaro.

La Siberiana era un pezzo della nostra storia. Anche quella del Sindaco, dell’ex Ministro dei Beni Culturali, della giunta presente e di quelle passate eppure…

Eppure niente.
Vent’anni di battaglie legali e carte bollate per i coniugi Malacarne e alla fine, non solo han dovuto chiudere bottega, ma si son dovuti armare di arnesi e smontare tutto.

Già, perché la chiosa assurda, patetica, cattiva e bastarda, è che tutti i lavori di smantellamento del chiosco (tutti quanti) se li sono dovuti sobbarcare loro e a loro spese!

Io non sono in grado di dirvi cosa sia legalmente giusto o no perché non ho letto nessun verbale. A suo tempo ho parlato con i Malacarne, che conosco da bambino, e con tutta la gente che mi è capitata a tiro e alla fine la storia è la stessa: nessuno, tra quelli che potevano, ha fatto niente.

Che dire… avanti il prossimo, adesso. Perché è ovvio che succederà. Con chi, non lo sappiamo, ma se la strada è questa è su questa che si deve andare.

Ho una certezza, però.
Quando saremo vecchi racconteremo ai nostri nipoti una favola triste:

C’era una volta, a Ferrara, una piccola oasi di tranquillità e prelibatezze…


Rolando Cimicchi