C’era una volta,
a Ferrara, una piccola oasi di tranquillità e prelibatezze. Un piccolo chiosco
che, dalla primavera al primo autunno, ospitava gente di tutte le zone della
città.
Circondato da alte siepi e
immerso nel contesto dei giardini delle
mura storiche di viale IV Novembre,
questo posto accogliente ha visto avvicendarsi ai suoi tavoli intere
generazioni di ferraresi. Tutti, ma proprio tutti, gli abitanti della città
estense lo conoscevano, ne parlavano, almeno una volta c’erano stati.
Oggi questo luogo non esiste più.
La Siberiana
è scomparsa. È morta.Le coppe di gelato, le granatine siciliane e tutte quelle cose piacevoli che tutti ricordiamo e che nella stagione calda ci coccolavano, sono state spazzate via da una legge assurda, da politici ciechi e sordi, da istituzioni refrattarie a qualsiasi tipo di confronto e dialogo.
Chi ha permesso che La Siberiana venisse cancellata per sempre? Paradossalmente non è importante, perché lo è di più chi invece non ha mosso un dito per salvare un piccolo angolo di quiete in una zona della città martoriata da decenni.
La zona Gad (il Quartiere Giardino)
è stato messo su un piano inclinato e lasciato rotolare verso il basso senza
che nessuno si sia mai, mai, veramente impegnato per fermarne il degrado.
Il chiosco dei coniugi Malacarne poteva fare qualcosa
contro questo assurdo scivolamento verso il nulla? Certo che no e affermare il
contrario sarebbe semplicemente ridicolo, ma aveva un suo ruolo sociale, oltre che storico, e questo non può essere confutato.
Sociale, perché era un faro
in mezzo a una oscurità continua e galoppante; storico, perché, come pochi
altri esercizi della città, era davvero un condensato di storia per tutti.
La Siberiana era l’amico che sapevi di poter sempre ritrovare, che comunque
andassero le cose non avrebbe mancato all’appuntamento, che ti avrebbe tenuto
le porte aperte.
Eppure, a leggere queste
righe potrebbe passare il messaggio
che la legge si deve aggirare, se va a vantaggio di qualcuno (o qualcosa) a cui
si tiene. Assolutamente no.
Credo si tratti solo di buon senso.
Certo, La Siberiana sorgeva “su area che non ammette edificazioni di
sorta perché tutelata quale zona di rispetto delle mura”, ma allora la domanda rimane sempre la stessa: di quale rispetto
si parla se da ora in poi le mura di IV Novembre saranno completamente alla
mercé di nugoli di microcriminalità,
prostituzione e altre brillanti e
utili attività che hanno già mani ovunque?
A Ferrara non ce n’era
già a sufficienza di pattume senza
che si sentisse il bisogno di spegnere l’ultima luce positiva?
E non mi si venga a parlare degli interventi di riqualificazione, perché temo che si
sia fuori tempo massimo. E,
soprattutto, non si punti il dito sempre e solo sull’immigrazione, perché il
degrado di questa parte di città è cominciato molto prima dell’esplosione
migratoria degli ultimi anni.
Certo è, e rimane un dato
di fatto, che malgrado tutto La
Siberiana faceva il suo bel lavoro, con le sue luci, la musica, la
moltitudine di gente che andava e veniva
fino a tarda sera per gustarsi un gelato e rigenerarsi nella calura stiva. Gente
che non creava frastuono, non dava il via a risse, non si ritrovava per
spacciare. Gente normale.
E quindi? Dove e come mancava di rispetto alle mura storiche tutto questo?
In che modo il chiosco contravveniva alle leggi ferree di buongusto mentre per tutto il resto dell’immondizia che abbiamo (e parlo di persone) pare che queste leggi non siano poi così fermamente applicate?
Mi scuso, ovvio, con i tutori dell’ordine, ma io non ce l’ho con
loro.
Ce l’ho con chi legifera
e con chi non muove un dito.
Quello che mi fa ribollire il sangue è che, ammesso che avessero
il potere di fare legalmente qualcosa, il Sindaco
e la sua ciurma avevano l’obbligo
morale e civile per opporsi a questo scempio. Dovevano farsi sentire, anzi,
dovevano urlare il loro dissenso.
Soprattutto il Sindaco, cittadino da cui ti aspetti non solo che
amministri secondo la legge, ma anche secondo coscienza, come un padre di famiglia.
E se poi fosse comunque andata così, pazienza, ma almeno avremmo
potuto dire, orgogliosamente: che
Sindaco che abbiamo, cazzo! Scende in strada con noi!
Invece, diciamo: ma che Sindaco abbiamo?
Ma sapete, strumentalizzare
è un’arte e anche in una situazione dolorosa come questa è un attimo permettere
a qualcuno di cavalcare l’onda di
disapprovazione a favore di un altro colore politico.
No no no, e no. Io sto dicendo che è stata fatta morire un’entità che aveva qualcosa di diverso dalle
altre della città, con tutto il rispetto, sia ben chiaro.
La Siberiana era un pezzo
della nostra storia. Anche quella del Sindaco, dell’ex Ministro dei Beni Culturali,
della giunta presente e di quelle passate eppure…
Eppure
niente.
Vent’anni di battaglie legali e carte bollate per i coniugi
Malacarne e alla fine, non solo han dovuto chiudere
bottega, ma si son dovuti armare di arnesi e smontare tutto.
Già, perché la chiosa
assurda, patetica, cattiva e bastarda, è che tutti i lavori di smantellamento
del chiosco (tutti quanti) se li sono dovuti sobbarcare loro e a loro spese!
Io non sono in grado di dirvi cosa sia legalmente giusto o no perché non ho letto nessun verbale.
A suo tempo ho parlato con i Malacarne, che conosco da bambino, e con tutta la
gente che mi è capitata a tiro e alla fine la storia è la stessa: nessuno, tra quelli che potevano, ha fatto niente.
Che
dire… avanti il prossimo, adesso. Perché è ovvio che
succederà. Con chi, non lo sappiamo, ma se la strada è questa è su questa che
si deve andare.
Ho una certezza, però.
Quando saremo vecchi
racconteremo ai nostri nipoti una favola
triste:
C’era una volta, a Ferrara, una piccola
oasi di tranquillità e prelibatezze…