martedì 6 ottobre 2015

PAROLE AL VENTO E IL BENEFICIO DEL DUBBIO

Sono stanco di leggere (e ascoltare) le solite cose.
Ovunque vai c’è gente che spara a zero su questo e su quello, che ne sa più di altri, che è sicura che una parte sia il bene e l’altra il male.
Sarebbe bene iniziare ad informarsi prima di sputare sentenze.
Se nel privato tutto ciò è detestabile, nel pubblico, e più in generale per ciò che riguarda il mondo, è addirittura intollerabile.
Che l’animale-uomo sia preda della cattiva abitudine di parlare a vanvera, è cosa nota, ma mai come negli ultimi anni ho assistito a carrellate di stronzate uscite dalla bocca (e dalla penna) di tantissima gente. Persone comuni, come me, e di “alto profilo”, tipo giornalisti, politici e altre categorie.

Sicuramente il web ha permesso a chiunque di improvvisarsi esperto e opinionista di ogni sorta di argomento e questo non ha giovato alla qualità delle argomentazioni. Se ai tanti che già peccano di saccenteria senza avere né arte né parte aggiungiamo pure quelli da cui ci aspetteremmo un minimo di riflessione prima di parlare, che puntualmente non avviene, la cosa diventa esasperante.

Tra le varie correnti d’informazione ormai cavalcate senza ritegno c’è quella del sensazionalismo dirompente. Non è importante l’argomento in sé, ma come sei capace di renderlo accattivante, soprattutto con un titolo fuorviante.
Beppe Grillo, che un tempo stimavo e che adesso mi ha decisamente stancato, ha fatto di questo una regola.
“Siamo in guerra!”
“Tutti a casa!”
“La fine dell’Euro!”
Titoli così (che sono solo un esempio fatto da me, ma andate a controllare il suo blog e ne troverete a camionate di simili) catturano l’attenzione di chi passa per la rete e, onestamente, gli fa anche prendere un colpo.
Per dire: oggi appare sulla pagina facebook di Grillo questo titolo “L’Italia in guerra”.
Pare infatti che il nostro paese parteciperà alle azioni militari in medio oriente con i propri caccia bombardieri.
Non è la prima volta, non sarà nemmeno l’ultima.
Se volete dare un’occhiata alle operazioni internazionali in cui l’Italia è coinvolta ora vi invito a dare un’occhiata qui
Senza dubbio troverete scritto che si tratta di missioni di Peace Keeping, ma trattandosi di militari e non di infermiere, potremo chiamarle in altro modo. Fate voi.
Ma il titolo “L’Italia in guerra” è chiaramente esagerato e, soprattutto, non tiene conto del fatto che in guerra ci siamo stati parecchie altre volte, negli ultimi anni, e non sempre abbiamo gridato allo scandalo.
Uno legge un titolo così e gli viene un coccolone! Già pensa di mettere i sacchi di sabbia davanti a casa…

Sempre per rimanere in tema, il sito www.tzetze.it oggi riporta questa notizia “USA adotteranno misure per contrastare la Russia in Siria”. Fin qui, ok, ci può stare. Lo stesso articolo viene pubblicizzato da Grillo sulla sua pagina facebook con questo titolo “Ultima ora. Inizia la terza guerra mondiale? Gli USA hanno intimato a Putin di…” e non c’è il resto. Nel senso che proprio non lo trovi!
Andando a leggere l’articolo nel dettaglio, si scopre che quel titolaccio era una colossale cazzata.
Il contrastare, nello specifico, si rivela essere una collaborazione.
Allora, la terza guerra mondiale arriva o no?
Perché esasperare una notizia creandone una che non c’è?

Passiamo a Il Giornale.
Oggi, sulla pagina di facebook del quotidiano,  si legge “Un’altra Ebola. – Quella febbre sconosciuta che spaventa il mondo.”
Già così, non ti viene da star tranquillo, così, clicchi e vai a leggerti l’articolo.
Avete letto?
“Una febbre sconosciuta sta falcidiando il nord del Mali”.
Allora ti armi di coraggio e leggi. Quando hai finito, l’incazzatura è a mille. E se non ci credete, leggetevi l’articolo.
I morti? 100. Gli abitanti? Oltre 14 milioni. La causa? Probabilmente malaria o una diffusione di meningite. Niente misteriosa febbre venuta da chissà dove!

Capito cosa intendo per Sensazionalismo Dirompente?
Queste e altre notizie, pompate di steroidi, servono ad inculcare in tutti noi un senso di vertigine. Perché il cittadino medio, preso da mille cose da fare, preoccupazioni, lavoro, famiglia, legge il titolo e, purtroppo, in massima parte si concentra su quello.
Così il signor Bianchi arriva a casa stressato dalla giornata e guarda la moglie dicendogli: “Tesoro, c’è un'altra epidemia in Africa, l’ho letto oggi. Arriverà anche qui… E in più ci toccherà di stare attenti perché siamo entrati in guerra. Speriamo che non si arrivi alle armi nucleari…”

Accendendo quella maledetta scatola che è la televisione si viene poi a contatto con la disinformazione più assurda.
Quando si parla di media di regime non si ha ben presente l’argomento. E la stessa parola (regime) è fuorviante.
Non c’è un regime. C’è un Sistema.
Non è l’Italia che pilota le notizie. Non è l’America, o la Russia. Esiste un controllo sistematico delle informazioni a livello internazionale. Come faccio a saperlo?
Non lo so! Mi permetto di dedurlo da quello che vedo sulla televisione  italiana, su quella tedesca, su quella anglo/americana, da quello che mi viene detto da amici turchi a riguardo di quella del loro paese e da amici russi per il medesimo motivo.
Ogni paese ha livelli precisi di disinformazione, per controllare le masse. Per controllare noi.
Ho scritto qualche giorno fa un articolo sulla paura che ci viene instillata e l’informazione pilotata serve proprio a farci andare (o non andare) sempre verso una direzione precisa.
Se ci rivelassero le verità dietro agli avvenimenti, nel giro di una settimana si scatenerebbe una rivolta.
Invece ci incatramano alle sedie con guerre, terroristi, malattie, e chi ne ha più ne metta.
Gonfiano ogni cosa e sapere la verità, o dedurla, è un’impresa difficile. Ci si può arrivare, attraverso la lettura approfondita e magari grazie a qualche bravo studioso o qualche giornalista senza veli (pochi, ma ci sono), posto che non vengano eliminati prima (non fisicamente, basta sputtanarli un po’).
Leggere e informarsi è un dovere, ma non lo è credere ciecamente a ogni cosa.
Il beneficio del dubbio. Sempre.

Per concludere, il web.
Come dicevo, ha partorito una miriade di siti dove puoi leggere di tutto. Dalle farneticazioni nazifasciste di nostalgici dementi alle invasate tesi rivoluzionario-comuniste di allucinati figuri con la cultura di un toporagno. Per non parlare dei siti mistico/religiosi/esoterici, dove trovi le più fantasiose puttanate che si siano mai lette.
In questi contenitori virtuali le notizie di attualità sono filtrate da così tanta ignoranza che la metà basterebbe a rimandare tutti gli imbrattacarte alla prima elementare.

In ultimo, ma non ultimo, proprio il social network più famoso del mondo (facebook, ovvio) rasenta la follia in quanto a scriteriate dichiarazioni di milioni di teste di legno.
Io non sono per la censura, ma a volte una resettata sarebbe necessaria.
Lì dentro c’è la summa di tutto quel che non vorresti leggere.
Si passa dal becero razzista all’anarcoide invadente.
Non puoi leggere di gente che vorrebbe riaprire Auschwitz e rimanere impassibile.
Non puoi vedere un personaggio noto come Ted Nugent (cantante e chitarrista americano) inneggiare pubblicamente al possesso di armi da fuoco a go-go.
Non ha senso leggere i commenti o i post di ignoranti figuri che si dichiarano felici per i migranti morti nel Mediterraneo.

Tutto questo non è assurdo, è folle.

Come ho detto all'inizio, tutto ciò è stancante.
Vorrei solo un minimo di competenza e correttezza, almeno prima di aprire bocca o di metter mano alla penna.
È già abbastanza difficile vivere in un mondo fortemente manipolato nell’informazione, ma assistere al degrado senza ritegno dà un senso di smarrimento.

Il beneficio del dubbio non è solo una risorsa quando si legge e si ascolta, ma anche prima di parlare e di scrivere. 


sabato 3 ottobre 2015

LA PAURA CHE CI GOVERNA

Mi è stato detto spesso che ho la antipatica abitudine di elencare solo le malefatte del mondo che ci circonda. Riducendo tutto quello che dico e che scrivo in un’unica parola io risulto: pessimista.
Può essere. Chi sono io per dire che non è così a chi ne è convinto? Del resto, nessuno di noi ha la verità in tasca ed io faccio parte del “noi”.
Un’altra cosa che mi è stata spesso rimproverata è la mancanza di soluzioni proposte a fronte di tante critiche snocciolate.
Anche qui, devo ammettere di non poter dare torto a chi mi ha indicato come non propositivo, posso solo dire che non l’ho voluto fare. E per una ragione assai semplice: le mie soluzioni sono in aperto contrasto con il mondo in cui vivo, con la gente che ci vive e con il sistema che ci governa.
La vera domanda che mi pongo, e lo faccio spesso, è questa: ho veramente torto?
Francamente?
No.

Il mondo in cui siamo immersi è governato essenzialmente da una parola. Da questa si dipanano tanti filamenti che costituiscono la rete che ci attanaglia senza pietà. E quella parola è stata manipolata in modo tale che tutto ciò che viviamo, in ogni momento, possa portare a lei.
La paura.
Possiamo dire che non è così? Che non siamo dominati dalla paura?
Anche chi è incline a dire che non ha paura di niente è in realtà vessato passivamente da questa parola. Questo perché non esiste nessuno di noi in grado di asserire in tutta onestà di non averla mai provata o di non poterla provare almeno una volta nella vita.
La paura non è qualcosa di fisico, non è qualcosa che puoi misurare, ma è qualcosa che puoi (potresti) controllare. Lo puoi fare tu, lo possiamo fare tutti. Purtroppo, lo sanno fare molto bene quelli che giocano con le nostre vite (ai quali abbiamo permesso di farlo, non va dimenticato).
Se possiamo controllarla e contrastarla e sappiamo attraverso tante prove che ne siamo in grado, perché rimaniamo passivi di fronte al disastro che ci avvolge?
Per la paura stessa, anche se sembra un paradosso. La paura di non riuscire e la paura di peggiorare le cose.
Ahimè, questa reazione non è tutta “farina del nostro sacco”, ma ci viene inculcata in modo subdolo ogni giorno.
Cerco di fare chiarezza: non siamo un ammasso di codardi che si nascondono, anzi, presi singolarmente sappiamo essere, in molti casi della nostra vita, dei veri leoni e dei genuini combattenti, ma ciò che ci rende vulnerabili è la mancanza di coesione. Soprattutto, il fallace convincimento di non poter cambiare lo stato delle cose (nel suo insieme).

Quella cortina di fumo che chiamiamo Sistema è retto e governato da menti brillanti che sanno esattamente tutto questo e che muovono le pedine sulla scacchiera del mondo in modo tale da rendere la vita di noi tutti un continuo inseguire il nulla.
Tempo fa scrissi un articolo chiamato “Le marionette” (http://lavocenellombra.blogspot.de/2015/01/le-marionette.html ) in cui spiegavo qual’era il mio punto di vista al riguardo della manipolazione delle menti. Rileggendolo, credo di essere andato vicino al nocciolo della questione, ma trascurando proprio il particolare di cui sto parlando ora.
Generare paura nelle persone non significa metterle di fronte a condizioni catastrofiche da un momento all’altro, ma minare lentamente la loro convinzione di essere in grado di fronteggiare qualsiasi cosa con la sola volontà. Togliendogli la possibilità di credere di poter uscire da qualsiasi situazione senza aiuto alcuno, il Sistema genera una rete implacabile di sfiducia che porta (e questo sì che è paradossale) le persone a credere che si possa cambiare strada e migliorare proprio attraverso il Sistema stesso.

L’esempio della politica è emblematico. L’Italia ristagna da decenni alla mercé di una classe politica inconcludente e ridicola, ma invece di insorgere e cercare di abbatterla per aprire a nuovi orizzonti, la gente si fossilizza sugli stessi stereotipi che l’hanno resa schiava (non credo sia un’esagerazione usare questo termine).
Si cerca la strada del “nuovo partito”, della “nuova coalizione”, quando invece è tutto un rimescolamento di vecchi e triti sistemi di potere. Tutto rimane così com’è e così com’era.
La cosa veramente assurda è che ci sarebbero tutte le cose al loro posto affinché il quadro tornasse ad essere un’opera d’arte, invece dell’obbrobrio che abbiamo di fronte.
L’Italia ha una Costituzione straordinaria e basterebbe attenersi ad essa per iniziare ad avere un briciolo di miglioramento. Abbiamo un sistema di leggi che, se fossero applicate equamente, basterebbe per rendere il paese migliore.
Invece, no.
Il cittadino ristagna nel dubbio, nella lamentela continua, nell’amaro (ed errato) convincimento di non poter far nulla di propria mano per ristabilire un minimo di ordine nel mondo in cui vive.
Perché lo fa?
Perché almeno noi occidentali, non ostaggi di tiranni sanguinari o di forcaiole regole religiose, non esigiamo un cambiamento radicale a qualsiasi costo per noi e per il nostro futuro?

Per la paura che ci spinge a pensare che le cose potrebbero peggiorare.
Per la paura di perdere quel poco o tanto che abbiamo faticosamente conquistato.
Per la paura di ritrovarci senza quelle cose che il Sistema ha reso indispensabili. Quelle cose inutili a cui diamo tanto valore.
Quelle cose, e quei concetti, che ci rendono schiavi. Codardi.

Tra le cause che ci spingono al non intervento c’è anche la dimenticanza di ciò che la Storia ci ha insegnato.
Sono stati abbattuti regimi totalitari, regnanti e governi crudeli e sempre, sempre, c’è stato un prezzo da pagare. Però, si è passati oltre e dopo una o due generazioni si è visto il netto miglioramento rispetto al passato.
Oggi, almeno nel nostro Occidente ridente e patinato, abbiamo perso la volontà di combattere davvero.
Combattere per i nostri diritti. Quelli di tutti.
In qualche modo ci hanno convinti che, dal momento che nel resto del mondo c’è gente che sta esageratamente peggio di noi, allora quel che abbiamo va bene così. Non importa se ci vessano con super tasse, se ci sottopagano il lavoro, se ci spacciano per sano cibo spazzatura, se condizionano anche la nostra salute. Importa che altrove stanno peggio.
Importa che noi non vogliamo diventare come loro.

Paura.
Insicurezza.

Prima avevamo Mamma America che ci faceva dormire sonni tranquilli. Anche la Mamma adesso ha scoperto le carte e non solo non da più sicurezza, ma non è più credibile.
Allora ci rivolgiamo a Mamma Russia, che grazie ad un leader di ferro ci fa credere di poterci salvare.
Non c’è salvezza, ahimè.
Non c’è perché, anche se non vi piace, fa tutto parte di un gioco enorme al cui tavolo non ci siamo mai seduti. Noi, noi popolo, noi gente, abbiamo deciso di essere solo spettatori (paganti) della grande partita.
La cosa che non ci siamo messi in testa e che rifiutiamo di capire è che dieci o venti persone nel mondo reggono il destino delle nostre vite perché noi permettiamo che sia così.
Permettiamo loro di manipolarci con tutto e il contrario di tutto spingendoci a credere di non-potere-fare-nulla.
Ad essere onesti, guardando lo scenario nella sua interezza, sembra assurdo.
Con la paura e con lo zuccherino della presunta libertà di espressione (questo articolo, ad esempio), rimaniamo inattivi e continuiamo a mangiare dalla ciotola che ci pongono.

Ora, possiamo cambiare?
Ad onor del vero, no. Riformulando la domanda:
potremmo cambiare?
Sì.

Sapete su cosa si regge il potere del Sistema? Sul silenzio assenso della gente e sulla produttività.
Se interrompi questi fattori, il Sistema va in stallo.
Quindi, a quelli che di tanto in tanto mi dicono che non propongo soluzioni, dico: vogliamo iniziare a cambiare e farlo in modo potente?
Bene, smettiamo di assentire attraverso il blocco della produttività.
Sì, lo so, vi state sbellicando dalle risate…
Care compagne pecore (questo siamo, poche storie), delle tante e cervellotiche idee su come ribaltare la situazione attuale, quella che ha più senso è togliere al Sistema quello su cui si regge.
Certo, potremmo aspettare le prossime elezioni politiche. E poi? Otterremmo quel che vogliamo? Un mondo migliore?
Non esiste futuro finché il Sistema avrà i piedi ben piantati sulla nostra testa.
La nostra paura di perdere piccoli e insignificanti privilegi annienta la visione di quel che siamo: né liberi, né autonomi.

Pensate a questo scenario: fabbriche ferme, scuole chiuse, negozi con le serrande abbassate. I gestori di supermercati che distribuiscono gratis generi di sussistenza per la Resistenza.
La Resistenza…che parola dal sapore antico…
Immaginate uno Stato bloccato da milioni di cittadini che hanno deciso di dire Basta. Uno Stato solo.
Milioni di cittadini senza bandiere, senza distinzione di ceto, di religione, di niente. Gente, come voi, come me.
Militari che si rifiutano di intervenire, Polizia che fa altrettanto e che pattuglia solo per impedire che gli sciacalli (ci sono sempre) se ne approfittino.
Pensate all’Italia, messa in ginocchio dopo una settimana di blocco.
Le conseguenze? Immani, ovviamente. E qualora l’esercito non rifiutasse di intervenire potrebbe essere guerra civile.
E ora chiediamoci: ne varrebbe la pena?
Varrebbe la pena vincere le nostre paure a fronte di poter dire di aver tolto la faccia dal fango per una volta e averci provato?
Varrebbe la pena convincersi che tutta quella paura non ha senso di esistere e che possiamo e dobbiamo credere che si può cambiare strada, a qualsiasi costo?

Ecco, io credo di sì.
Con tutti i rischi del caso, sì.
Anche voi, che avete figli (io non ne ho), a quale futuro li state esponendo?



Chiudo.
Purtroppo, anche se girassi di casa in casa per tutta l’Italia (parlo del mio paese, ma potete sostituirlo, nel contesto, con qualsiasi altro) per fare proseliti sono sicuro che tanti mi prenderebbero per pazzo.
Sui giornali si leggerebbero articoli su un mentecatto che cerca di aizzare il popolo alla rivolta.
Non sarebbe del tutto sbagliato, ma sarebbe una delle solite esagerazioni dei media.

Io continuerò a dire la mia e a proporre questa mia visione, ma sono anche convinto che la paura che è stata instillata in tutti noi è così profonda da far desistere la maggior parte di voi.
Solo quando le persone comprenderanno appieno che chi ha generato questo Sistema coercitivo sono persone come noi, forse, solo allora, potrà avvenire qualcosa di nuovo.
Forse si alzerà un coro che dirà: NO.


Fino ad allora, rimarremo passivi, vivendo nella paura di perdere quello che abbiamo.
Cioè: niente.


Alla prossima.